9 Ottobre 2023
Nei primi anni’60 era in atto quello che impropriamente fu definito “il miracolo economico”, in realtà certamente un grande sviluppo produttivo, ma capitalistico e con profondi squilibri.
In questo quadro l’edilizia “tirava” in quanto, in mancanza di leggi urbanistiche adeguate, c’era un’enorme speculazione edilizia con una notevolissima “rendita fondiaria” dei proprietari delle aree fabbricabili.
La categoria degli operai edili aveva raggiunto un milione di addetti in Italia, ma, allora, come, purtroppo, anche oggi, erano presenti gravi forme di sfruttamento con fenomeni di lavoro precario, di subappalti di caporalato, di non rispetto degli orari di lavoro e della sicurezza, di salari non adeguati.
Come ha ricordato Luciana Castellina al congresso della FILLEA- CGIL (il sindacato dei lavoratori edili) tenutosi il 21 gennaio 2023 “erano gli anni del boom edilizio e a migliaia gli edili erano stati reclutati nei nuovi cantieri. A Roma arrivavano dalle campagne del Sud, dalla Ciociaria, dai monti attorno a Latina. Prendevano il treno alle quattro e mezza del mattino e poi gli autobus fino alle nuove, estreme periferie…una paga da fame, contratti ignorati, nessuna sicurezza”.
Fu proclamato uno sciopero per cambiare questa situazione, ma l’ANCE (l’associazione dei padroni) proclamò una “serrata”. Gli edili, in risposta, si recarono a manifestare sotto la sede dei padroni, in piazza S.S. Apostoli. I dimostranti, quel giorno (9ottobre 1963) furono brutalmente attaccati dalla Celere, anche con i cavalli. I poliziotti fermarono i dimostranti in fuga e chiedevano di mostrare le mani: chi aveva della calce sulle mani (chi ha fatto questo lavoro che allora era senza guanti sa che le tracce di calce rimanevano a lungo) veniva arrestato.
Oltre ai numerosi feriti ed arresti ci furono successivamente dei processi che si conclusero con pesanti condanne contro i lavoratori.
Giuseppe Abbà